Qual è la precisione di un contatore elettrico Enel?

z866789Premettiamo che il vostro contatore elettrico di casa non è né dell’Enel né del vostro fornitore di energia, bensì del distributore locale, che in generale varia da regione a regione. Il nome di quest‘ultimo è riportato sulla vostra bolletta elettrica in quanto esso gestisce il servizio guasti.

Ebbene, il contatore elettronico monofase GEM normalmente usato in Italia in sostituzione dei vecchi contatori analogici ha una accuratezza di misura di Classe 1 per quanto riguarda la potenza attiva e di Classe 2 per quanto riguarda la potenza reattiva. Questo tipo di contatori può essere usato per contratti fino a 10 kW, poiché oltre tale soglia di potenza occorre avere contratti e contatori trifase.

Ad ogni modo, anche i contatori trifase usati in Italia – il GET1 per potenze comprese fino a 20 kW, il GET3A per potenze fino a 35 kW e il GET4S per potenze comprese fra 35 kW e 200 kW –  hanno una accuratezza di misura di Classe 1 per quanto riguarda la potenza attiva e di Classe 2 per quanto riguarda la potenza reattiva. Ma che cosa vuol dire accuratezza di misura di “Classe 1“ e “Classe 2”.

La cosiddetta “classe di precisione” di uno strumento di misura è un indice della sua precisione. Le norme nazionali ed internazionali fissano degli indici di classe di precisione normalizzati, la classe di precisione viene quindi definita in base a tali indici. Per gli strumenti elettrici ed elettronici, ad esempio, le norme prevedono i seguenti indici di classe di precisione: 0,05 – 0,1 – 0,2 – 0,3 – 0,5 – 1 – 1,5 – 2 – 2,5 – 3 – 5. Ma qual è il legame fra la classe di precisione e l’errore sulla misura?

Nota la classe di precisione di uno strumento, è possibile determinarne l’errore massimo. Se infatti si indica con Cp la classe di precisione e con P la portata (a fondo scala) dello strumento, allora l’errore assoluto massimo su una misura è dato da Cp x P / 100. La classe, infatti, viene adottata quasi esclusivamente per strumenti in cui il risultato della misura viene presentato in forma analogica.

Nel caso dei contatori digitali, in pratica “Classe 1” vuol dire che il contatore fa al massimo un errore di misura sui kWh di +/- 1%, come previsto dalla relativa norma Europea (EN), tipicamente stampigliata sul frontale (EN 62053, oppure la più recente EN50470, che la chiama Classe B). Questa precisione riguarda tutti gli utenti, dai 3 kW delle abitazioni ai 200 kW delle grandi utenze trifase.

Ciò, però, non vuol dire che sia tutto così semplice. La direttiva europea 2004/22/CE (MID) relativa agli strumenti di misura dispone che la misura dell’energia elettrica per la compravendita venga eseguita attraverso misuratori omologati testati in reali condizioni di funzionamento che tengano in debito conto gli ambienti elettromagnetici caratterizzati da presenza di armoniche ed altri disturbi.

I misuratori oggi presenti in commercio sono di tipo digitale (quelli usati in Italia vengono in realtà fabbricati in Cina), basati su algoritmi di misura diversi e spesso  proprietari, sui quali non c’è alcun vincolo normativo. Vi è dunque un’assenza di riferimenti normativi certi che siano validi anche in regime non sinusoidale. Ciò a causa – incredibile ma vero – della mancanza di accordo, a livello scientifico, su una definizione univoca di potenza reattiva in presenza di armoniche.

Verifiche sperimentali compiute da diversi Autori su contatori commerciali hanno pertanto mostrato come le diverse definizioni di potenza reattiva conducono in regime non sinusoidale a risultati sensibilmente differenti. Quindi, se misurate la potenza reattiva assorbita da un carico induttivo con un contatore diverso da quello elettronico di casa in presenza di armoniche o altri disturbi i valori trovati potrebbero differire alquanto da quelli della potenza reattiva misurati dal contatore di casa.



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